Con la sentenza n. 5227 del 03.02.2014 la Sezione V Penale della Corte di Cassazione si è interessata di quelle piccole ma fastidiosissime liti familiari che degenerano sempre più spesso in veri scontri verbali. Nella motivazione della sentenza, infatti, possiamo leggere come “non è ingiuria dare della vipera alla suocera se la frase è posta in essere, anche più volte, per descrivere l’accaduto agli agenti intervenuti per sedare una lite in famiglia“. Limitare quindi eventuali offese alla suocera definendola “vipera” non farà sorgere nessuna responsabilità penale in capo alla nuora/genero che si dovessero macchiare di questo fatto.
Ma la parte interessante della sentenza è soprattutto quella in cui la Cassazione si premura di dare una (necessaria n.d.r.) limitazione al proliferare di denunce/querele per semplici espressioni ingiuriose spesso ormai entrate nel parlare quotidiano e svuotate ormai di quella valenza ultra-negativa tale da costituire reale offesa alla dignità di chi viene ingiuriato. Leggiamo infatti come “la valenza offensiva di una determinata espressione deve essere riferita al contesto nel quale è stata pronunciata, tenendo conto, tra l’altro, dello standard di sensibilità sociale del tempo dato che non integrano la condotta di ingiuria le espressioni verbali che si risolvano in dichiarazioni di insofferenza rispetto all’azione del soggetto nei cui confronti sono dirette e sono prive di contenuto offensivo nei riguardi dell’altrui onore o decoro, persino se formulate con terminologia scomposta ed ineducata“.
Per un ottimo commento a firma di Simone Marani e per la massima ed il testo integrale della sentenza, si veda Altalex.
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